Nonostante ciò, il regno di Jugoslavia intraprese una attiva campagna di riarmo per quanto riguardava la sfera navale, optando per una scelta rara e seguita solo (con maggior successo) dalla Polonia. Di fronte ad una potenza navale limitrofa irraggiungibile, quale la Regia Marina Italiana, gli Jugoslavi scelsero la qualità a confronto della quantità.
I progetti navali degli anni ’30 (costruiti in cantieri Inglesi o Francesi) pertanto scaturirono in battelli estremamente interessanti: dalla tozza porta-idrovolanti Zmaj (convertita dai tedeschi nella prima porta-elicotteri sperimentale per l’uso dei Flettner), e soprattutto per unità di superficie quali il caccia-torpediniere Dubrovnik o lo Split (quest’ultimo completato a fine guerra).

(foto dello Hrabri)
CLASSE HRABRI
Si trattava dei due battelli ex-inglesi L-67 e L-68 (classe L), non completati dagli inglesi sul finire della prima guerra mondiale. Acquistati dal costruttore originale (la Vickers) e messi in servizio nel 1928 venendo rapidamente posti ad altri lavori, con conseguenti modifiche, differenziandoli dalla classe originale. La più visibile di esse fu lo spostamento dei due cannoni principali da 102mm in una posizione più abbassata (originariamente erano sulla torre). Nel 1919 erano battelli molto avanzati, ma per gli standard della seconda guerra mondiale erano diventati irreparabilmente obsoleti.
Hrabri (=Coraggioso)
Allo scoppiare del conflitto mondiale, si trovava nella Baia di Kotor.
Il 10 Aprile 1941 arrivarono gli ordini per tentare una sortita contro Zara insieme allo Osvetnik ma la missione non ebbe luogo. Venne catturato il 17 Aprile 1941 da forze italiane nel porto di Kotor.
Ricevette la designazione N-3 ma a causa delle cattive condizioni non venne commissionato e venne smantellato l’anno successivo.
Nebojsa (=Impavido)
Effettuò insieme allo Smeli una singola missione il 9 Aprile 1941 rientrando dopo due giorni senza aver avvistato naviglio italiano.
Unico battello Jugoslavo a sfuggire alla cattura da parte delle forze dell’Asse nel 1941. Riuscì a raggiungere Creta, per poi navigare fino ad Alessandria.
Gli Inglesi valutarono come il battello non fosse adatto a missioni operative, si arrivò a suggerire il trasferimento dell’equipaggio al recentemente catturato U-570, ma il progetto non si concretizzò.
Il Nebojsa passò il resto della Guerra a Malta, dove venne sostanzialmente impiegato per compiti addestrativi anti-sommergibile delle unità di servizio e poi come pontone carica-batterie.
Sul finire del conflitto, venne rimorchiato a Bari e poi ritornò nella Jugoslavia ora comunista a Split, dove venne rinominato Tara.
Prestò servizio come battello addestrativo fino allo smantellamento nel 1958.